Bagno di folla ieri sera in Piazza dei Signori a Vicenza per l’inaugurazione della mostra “Raffaello verso Picasso: Storie di sguardi, volti e figure” che rimarrà aperta fino al prossimo 20 gennaio. La mostra è ospitata all’interno della Basilica Palladiana, simbolo della città e emblema del genio del Paladio, che  per l’occasione riapre al pubblico dopo un lungo restauro durato oltre cinque anni, che ne ha restituito l’antica bellezza. E’ una straordinaria profusione di bellezza quella che si incontrerà all’interno dell’enorme sala del Consiglio, cuore della Basilica, con oltre un centinaio di quadri provenienti da tutto il mondo che racconteranno la storia del ritratto e della figura dal Quattrocento al Novecento. Un lungo percorso iconografico e stilistico che dalla perfezione e armonie delle forme rinascimentali giunge fino alla rottura di quella stessa forma e all’inquietudine del Novecento. Oltre che cronologicamente, l’esposizione si sviluppa in quattro ampie sezioni tematiche che raccontano la storia del ritratto partendo da opere di Raffaello, Botticelli, Mantegna, per citarne solo alcuni, e arrivando ai grandi pittori del Novecento come Munch, Picasso, Matisse passando attraverso l’estro espressionista di Manet e Van Gogh.

La prima sezione ripercorre la rappresentazione della vita di Cristo in un intreccio di pittura che tocca diversi maestri europei dal Quattrocento fino alla Deposizione di Delacroix della metà del XIX secolo. Quindi l’adorazione dei Magi, la Sacra Famiglia, La Madonna col Bambino, ovvero tutta l’iconografia religiosa espressa nelle opere dei più grandi maestri: Bellini, Mantegna, Tiepolo, Botticelli, Caravaggio.

La seconda sezione farà sfilare sovrani, principesse  dogi e nobildonne del Cinquecento e Seicento: una galleria di grandi personaggi che rappresentano la funzione celebrativa del ritratto come specchio della società e della classe nobile e borghese.Si parte da alcuni Dogi veneziani ritratti da Bellini a metà del Quattrocento e da Tiziano un secolo dopo, per arrivare alla parte dedicata all’Olanda e alle Fiandre, con quadri di Rembrandt, Hals, Van Dyck, per passare poi alla sezione anglosassone; ancora nel Seicento due dei principali ritrattisti, Rubens e Velazquez, mostrano nelle loro opere lo sfarzo delle corti ma anche il senso di malessere che emerge da queste rappresentazioni, che pur nella loro ufficialità, lasciano trasparire dettagli di vita vera.

La terza sezione è dedicata al ritratto quotidiano intenso come rappresentazione dell’anima: sguardi intensi, talvolta malinconici, altre volte lieti; un’indagine psicologica che nasce nel Quattrocento e trova il suo punto di svolta nella ritrattistica di Giorgione e Tiziano. La sezione si apre con tre dipinti, di Giorgione, Raffaello e Duerer, con volti magnetici e misteriosi che lasciano intravedere l’anima dei soggetti dando testimonianza della potenza dell’indagine psicologica che la nuova ritrattistica è in grado di condurre.
La sezione continua cronologicamente verso nuove evoluzioni del ritratto quotidiano con opere di Monet, Courbert per arrivare ai grandi maestri impressionisti: Monet, Gaugin e Renoir. Ed è proprio di Renoir il quadro icona della mostra, eccezionale prestito del Museum of Fine Arts di Boston: Danza a Bougival del 1883 dove Renoir, grazie ad un geniale uso dei colori, riesce a riprodurre la luce straordinaria del quel pomeriggio al Caffè Bourgival lungo la Senna, restituendo la grazia dei volti, la leggiadria dei movimenti: a guardarlo sembra persino di poter sentire il fruscio del vestito della donna, la musica e il vocio dei tavolini gremiti di gente. Un’opera di una straordinaria capacità evocativa, che cattura e coinvolge chi la guarda, tanto da valere da sola la visita alla mostra.

La quarta e ultima sezione è dedicata al Novecento e al grande cambiamento che interviene nella pittura dove il senso del ritratto mura radicalmente, dove le forme perdono consistenza e l’introspezione psicologica si spinge sempre più in profondità per denunciare la profonda inquietudine dei volti. Si parte dai ritratti visionari di El Greco in Spagna, per passare all’esplosione di colori di Van Gogh e Cezanne; si passa poi a Munch, con le sue figure mute e inquietanti, Matisse, Nolde, Kirchner fino a Modigliani. Ma certamente il protagonista è lui, Picasso, che è qui rappresentato da un capolavoro cubista, L’italiana del 1917. Picasso testimonia il punto di svolta ma anche il ponte verso le nuove generazioni di artisti che chiudono il percorso espositivo, da Giacometti fino a Fracis Bacon con le sue urla silenzione ma laceranti.