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Evento culturale e goliardico di grande risonanza, la famosa Battaglia delle Arance è vittima di numerosi pregiudizi e viene spesso tacciata come evento eccessivamente violento e pericoloso oltre che come un inutile spreco di cibo.

In realtà l’assistervi dal vivo aiuta a capire qual è lo spirito e le regole di questo importante evento, che rappresenta il momento di maggiore partecipazione popolare del Carnevale di Ivrea. Chiunque infatti può prendervi parte iscrivendosi a una delle nove squadre a piedi oppure diventando equipaggio di un carro da getto, anche se è importante imparare come tirare e soprattutto schivare i colpi. Per chi invece vuole solo assistere, si può farlo in totale sicurezza stando dietro alle reti protettive che circondano le piazze della città adibite a teatro dell’evento.

La Battaglia ha un significato storico ben preciso, rievoca infatti l’episodio leggendario che vide protagonista la figlia di un mugnaio che, per sottrarsi alla ingiusta legge Ius prime noctis, tagliò la testa al conte Ranieri istigando così la rivolta popolare. Nella simbologia del carnevale quindi, gli aranceri sul carro rappresentano le guardie del tiranno mentre quelli a piedi impersonano il popolo ribelle.
La divisa degli aranceri sul carro è composta da una maschera di cuoio con grate protettive e visiera e da un’imbottitura che protegge il busto, mentre quelli a terra indossano solo la casacca distintiva della loro squadra.
Per quanto riguarda l’accusa di spreco inutile di cibo, se è vero che molte arance vengono sacrificate, è anche vero che la Battaglia da vita ad un ciclo virtuoso che crea lavoro e guadagno per molti. 
Molti non sanno che le arance scelte sono di calibro inferiore a quello previsto per la vendita in negozio;  vengono prenotate e pagate ai produttori già ad ottobre, garantendo loro un introito certo;  inoltre vengono lavate e imballate in cassette di legno confezionate ad hoc con le insegne della squadra, cosa che genera un indotto importante. Per non parlare del trasporto, altra voce fonte di lavoro e guadagni.
Un ciclo virtuoso che concorre a creare economia, oltre che alimentare un momento ludico di grande allegria e partecipazione.
Una parola va spesa per i carri da getto, che seppur non fantasiosi e vistosi come i classici carri di carnevale, sono comunque una parte importante della manifestazione. Un tempo si utilizzavano carri agricoli per il trasporto del fieno; oggi si usa solo lo scheletro di un carro agricolo , che viene modificato ad hoc: sul mezzo viene fissata una struttura portante alla cui base si trova una pedana in legno e acciaio e sulla sommità le conche dove vengono stoccate le arance. Il rivestimento è costituito da pannelli rigidi o da un telone in PVC che viene impreziosito con disegni allegorici e il nome della squadra.
Carri semplici e spartani, ma con un forte legame con il territorio e con la storia contadina che rappresentano.
Per capire questo straordinario evento collettivo bisogna lasciarsi alle spalle timori e pregiudizi e andare a vederlo di persona, solo così se ne potrà respirare il clima di grande festa e allegria che lo pervade.