Il borgo di Valmontone sorge su un colle nel verde della campagna a pochi chilometri da Roma. Un giro nel famoso outlet di Valmontone, tempio dello shopping romano, è l’occasione perfetta per scoprire le bellezze architettoniche del borgo e i capolavori pittorici che custodisce, unendo divertimento e cultura.
Valmontone ha un passato importante: già fiorente centro urbano agli inizio del 1200, nel corso del 1600 conobbe il massimo splendore artistico quando fu acquistata dai Barberini e successivamente dal principe Camillo Phamphilj che fece costruire il Palazzo Doria Pamphilj, destinato a diventare cuore del borgo.
La città conobbe poi la devastazione della guerra e fu rasa al suolo durante i bombardamenti tra il 1944 e 1945, che causarono la quasi totale distruzione del centro abitato e la morte di numerosi civili. Si salvò solo il Palazzo Doria Phamphilj che divenne per lunghi anni rifugio dei cittadini rimasti senza tetto in seguito ai bombardamenti. Dopo questi anni di grande sofferenza, Valmontone seppe risorgere, il centro storico fu ricostruito e la città tornò ad essere un fiorente centro urbano, lo stesso che oggi si ammira. Nonostante l’abitato sia stato distrutto quasi interamente, la ricostruzione ha salvato alcuni scorci caratteristici che restituiscono l’idea di come fosse l’impianto urbano originario.
Sparse per il borgo si ammirano numerose fontane che documentano la grande quantità di acqua di cui disponeva il borgo già in epoca più antica e restituiscono il sapore del tempi passati, quando vasche e fontane non erano solo elementi di arredo urbano ma strumenti di pubblica utilità.
Gli affreschi di Palazzo Doria Pamphilj
Il Palazzo Doria Pamphilj e l’adiacente collegiata dell’Assunta rappresentano oggi le uniche strutture originali scampate ai bombardamenti. Quando nel 1651 Camillo Pamphilj, nipote dell’allora papa Innocenzo X, acquistò il feudo di Valmontone l’intento era quello di trasformare il borgo in una sorta di città ideale rinascimentale, un luogo lontano dai grandi centri abitati ma al contempo comodo a Roma dove poter rifugiarsi e trascorrere ore di tranquillità. I lavori di costruzione del palazzo, sorto sul precedente castello Sforza, iniziarono nel 1652 e si protrassero fino al 1670 circa.
Il palazzo presenta una sobria facciata ed eleganti interni ma il vero tesoro che conserva è il ciclo di affreschi del piano nobile, uno dei più significativi esempi di pittura romana della metà del Seicento.
Il ciclo si svolge tra gli ambienti del primo piano e riveste principalmente soffitti e volte, con l’eccezione del Salone del Principe con affreschi anche alle pareti. L’iconografia è incentrata sulle allegorie dei quattro elementi e dei quattro continenti. Per la realizzazione dell’opera Camillo Phamphilj volle importanti artisti dell’epoca tra cui Pier Francesco Mola, Gaspard Dughet e Francesco Cozza.
Stanza del Fuoco
La Stanza del Fuoco
Gli affreschi di questa sala sono opera di Francesco Cozza. Numerose figure di eroi e divinità si alternano nella grande composizione che non presenta divisioni e ripartizioni. Al centro della volta campeggia Venere, compagna del dio del Fuoco.
Stanza dell’Aria
La Stanza dell’Aria
Una grande leggerezza contraddistingue questa volta che crea un effetto illusorio di sfondamento in cui le figure sembrano fluttuare ed espandersi nella spazio. Anche la disposizione in cerchi dei soggetti contribuisce a creare un coinvolgente effetto di movimento in chi osserva la scena.
Stanza dell’Acqua
La volta dipinta dal Borgognone è suddivisa in cinque riquadri in cui sono ritratti soggetti mitologici attinenti all’elemento acqua, come Nettuno e Anfitrite. L’ultimo riquadro propone una scena tratta dalla Metamorfosi di Ovidio con Polifemo che spia Galatea che parla con Aci.
Stanza della Terra
La Stanza della Terra
Anche questa volta presenta la ripartizione in cinque riquadri. Al centro campeggia la personificazione della Terra con un globo nella mano sinistra ed uno scettro sulla destra. In un altro riquadro si trova la riproduzione delle tre arti: Architettura, Pittura e Scultura.
Salone del Principe
Il Salone del Principe
L’ambiente senza dubbio più grandioso del palazzo, il Salone del Principe, denominato “il salotto dipinto”, è opera di Gaspard Dughet che lo realizzò in tempi brevissimi tra il 1658 e il 1659. Tutte le pareti sono affrescate in trompe l’oeil con la riproduzione di paesaggi che, seppur idealizzati, danno un effetto di ampliamento della spazio. Lungo il perimetro in alto è stata riprodotta una terrazza con balaustre su cui affacciano gruppi di giovani dame accompagnate da un cavaliere.
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