Del Lago di Garda non mi stanco mai, torno e ritorno in continuazione e ogni volta è come fosse la prima volta; lo amo a tal punto da averlo personificato facendolo diventare “Il” Lago, come se ogni ulteriore specifica fosse superflua; il mio è un amore giovanile, i suoi inconfondibili paesaggi fatti di acqua, terra, ulivi e gabbiani mi fanno battere il cuore, quando li guardo sento le farfalle nella pancia.
Del lago amo sopratutto la quiete, quella che regna nei paesetti la mattina presto d’estate, quando i turisti sono ancora a dormire e per le strade si incontrano solo i bottegai e qualche anziano che “prende i freschi”, come si dice da queste parti, o durante le giornate d’inverno quando la nebbia cala come un manto sull’acqua inghiottendo l’orizzonte.
Pace dell’anima, una calma zen che mi entra e mi avvolge come una coperta calda e è capace di farmi stare seduta su una panchina ad osservare l’incresparsi dell’acqua ad ogni alito di vento, senza fare ne pensare nulla.
Il bello del lago è che quando penso di averne ormai visto ogni angolo mi sorprende sempre con qualche nuovo gioiello che scopro per caso. E’ così che per caso un giorno, mentre percorrevo la strada lungolago che scende da Limone, sulla sponda bresciana, ho letto il cartello “
Tremosine” e mi sono ricordata che tempo prima, sempre per caso, avevo letto che in questo minuscolo paesetto c’era una bella terrazza panoramica. Mai paga di viste sul lago, dopo quella naturale del
Monte Baldo, ho pensato che non era occasione da farsi scappare.
La terrazza di trova a Pieve di Tremosine, un piccolo borgo aggrappato ad una falesia. Un piccolo angolino di mondo stretto tra cielo e roccia, dove l’aria di montagna si mescola con i miti effluvi del clima mediterraneo che sale dal lago. Il paese fa parte del Parco dell’Alto Garda Bresciano, un mondo fatto di prati verdi, boschi, viti, cipressi e naturalmente, acqua e cielo.
Il piccolo poggio che si protende a picco sul lago ospita una semplice panchina da cui sembra di poter spiccare il volo per il paradiso.
Nell’affacciarmi, l’emozione mi ha tolto il fiato. Il lago, in tutta la sua disarmante bellezza, era lì, sotto di me: la luce radente del tramonto faceva risplendere le increspature dell’acqua, e le montagne tutt’intorno parevano voler proteggere questo gioiello naturale creandogli intorno un riparo sicuro e insormontabile.
Nelle giornate terse da qui si può distinguere ad occhi nudi il castello di Malcesine e i tanti paesetti dell’altra sponda fin giù verso Punta San Vigilio. Potrei usare mille aggettivi superlativi per descrivere questo spettacolo, ma ancora non basterebbero a spiegare l’emozione che esso sa dare.
Se c’è un posto dove si può sperimentare cosa prova un gabbiano quando si libra in volo, forse quel posto è proprio qui, questo piccolo balcone di questo piccolo paesetto a cospetto di una così grande, commovente bellezza.
Il mio lago mi ha sorpresa ancora una volta.