La nostra giramondo Valentina non ha resistito a tornare nella sua amata Germania e stavolta ci racconta Dresda. Questa che segue è “solo” un’introduzione, presto ci svelerà tutti i dettagli delle bellezze della città e ci darà tutti i consigli per visitarla.
Arrivo a Dresda di notte, dopo le 11. In stazione c’è quella calma quasi  irreale che contraddistingue i luoghi molto affollati che si ritrovano  d’un tratto quasi deserti. Esco e già c’è qualche persona in più,  aspettano il tram. Pochi passi e sono in hotel: della città vera e  propria, del centro che sogno di vedere da tempo, ancora nulla. 
Al mattino mi alzo e per prima cosa mi affaccio al balcone: niente da  fare, l’Elba scorre alle mie spalle, davanti a me solo la stazione, un  cantiere (siamo in zona commerciale) e qualche edificio di vario genere,  probabile testimone della DDR, la vecchia Repubblica Democratica  Tedesca. 
Finalmente è ora di uscire, il nostro obiettivo è la piazza del teatro.  Arrivo e – semplicemente – non posso credere alla magnificenza della  piazza. Circondata dallo Zwinger, antica fortezza che ospita la  Gemäldegalerie Alter Meister – una delle collezioni d’arte più  importanti d’Europa – dalla Semperoper, dal castello e dalla Hofkirche,  la chiesa di corte, brulica di gruppi, di visitatori e di turisti che si  dirigono più o meno ordinatamente verso la loro meta. O semplicemente  si godono il sole sorprendentemente caldo di questo sabato d’ottobre. 
Ma aspettate un momento… Questa piazza, questi edifici che vanno dal  barocco al neoclassico e sembrano testimoni di una storia ricca e  prestigiosa fino a (relativamente) pochi anni fa non c’erano. O meglio,  c’erano, ma sono stati spazzati via all’improvviso da un attacco aereo  alleato nel febbraio del 1945, a cui seguì un furioso incendio, che  ridusse letteralmente in cenere la città.  La Dresda di oggi è tutta  ricostruita pietra su pietra, con una cura del dettaglio quasi  maniacale. 
| SemperOper – Credits Valentina Bellotti Credits | 
Di davvero originale rimane poco – ma quel poco testimonia davvero un  passato fastoso, come nel caso del Fürstenzug (il corteo principesco di  inizio ‘900 che raffigura tutti i regnanti della casa dei Wettiner, su  piastrelle di porcellana di Meißen) – e, dopo il primo momento di  sfasamento, non si può che rimanere colpiti dalla volontà ferrea che ha  reso possibile questa ricostruzione miracolosa. Dico miracolosa perché  se si osservano le foto del bombardamento, sembra davvero incredibile  che da quelle macerie sia rinata una città che ha saputo letteralmente  ricreare il suo patrimonio, riaffermando la sua fama di “Firenze  dell’Elba”. 
Il centro di Dresda si può tranquillamente visitare in una giornata,  passeggiando senza fretta tra la Theaterplatz e la Frauenkirche, magari  attraversando il ponte sull’Elba da cui Bellotto (e ho pure scoperto che  le vedute di Dresda non sono proprio del nostro Canaletto ma di suo  nipote, che voleva sfruttare il nome dello zio per lanciare la sua  carriera!) ritrasse la città fornendo inconsapevolmente il modello per  la futura ricostruzione, per arrivare a Neustadt. 
Naturalmente, se si vuole visitare qualcuno dei musei della città, bisogna calcolare qualche ora in più. 
Di sicuro, Dresda è una di quelle città che merita di essere vista e  assaporata, per un fine settimana o magari come tappa di un viaggio più  ampio. Da qui la regione della Sächsische Schweiz di cui vi ho  raccontato non dista molto e la Repubblica Ceca è subito dietro  l’angolo. 
Link:
Bombardamento di Dresda: http://it.wikipedia.org/wiki/Bombardamento_di_Dresda 


 
Mi hai incuriosita, aspetterò i prossimi post.
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