Palazzo Leoni Montanari di Vicenza è una prestigiosa dimora nobiliare che spicca nel tessuto urbano: in una città tradizionalmente fedele allo stile classicista del Palladio, Palazzo Leoni Montanari rappresenta il diverso, esibendosi in una sinfonia di stucchi e decori di gusto marcatamente barocco.
Il palazzo fu commissionato nel 1678 dal ricco commerciante di tessuti Giovanni Leoni Montanari, che lo usò non solo come abitazione ma anche come laboratorio di tessitura della seta, attività grazie alla quale la famiglia Leoni Montanari aveva raggiunto ricchezza e fama. Il palazzo stesso fu concepito come emblema del prestigio della famiglia e doveva rappresentarne la promozione sociale al rango nobiliare. La stessa scelta di uno stile architettonico estraneo all’impianto urbano vicentino intendeva creare meraviglia e stupore, ed evidenziare la volontà dei proprietari di distinguersi con scelte controcorrenti ed innovative, rispetto alle allora ​imperanti tendenze conservatrici.

La volontà di allontanarsi dai gusti dell’aristocrazia locale si ritrova anche negli interni, dove vennero impiegati artisti prevalentemente di altre città, sia italiani che stranieri.
Gli ambienti sono un tripudio di stucchi, fregi e affreschi di ispirazione mitologica e fantastica che creano meraviglia e stupore. L’espressione barocca tocca il suo massimo nella magnifica Loggia di Ercole, affacciata sul cortile interno, con un doppio ordine di archi riccamente decorati con stucchi ritraenti personaggi mitologici e draghi.Nel 1808 il Palazzo fu acquistato dal Conte Girolamo Egidio Velo che stravolse in parte l’ardito progetto originale imprimendo un gusto più neoclassico al piano nobile. Nonostante questa parziale inversione di tendenza, lo stile barocco rappresenta ancora oggi la cifra distintiva dell’edificio, che lo rende un elemento di grande pregio nell’architettura del centro storico.
Il Palazzo custodisce due importanti collezioni di dipinti, la prima riconducibile alla scuola Veneta settecentesca, la seconda è una serie di icone russe. Sebbene molto distanti artisticamente, le due collezioni sono entrambe testimonianza del profondo legame tra Venezia e l’Oriente, con il quale la Serenissima intraprese non solo scambi commerciali ma anche artistici.
I quaranta dipinti veneti del XVIII secolo rappresentano l’ultima fase di pittura veneziana e hanno un grande valore documentaristico, con una carrellata di immagini che mostrano la vita dell’alta borghesia e delle classi meno abbienti durante la Serenissima: ammirarle è come ritrovarsi di fronte ad una finestra aperta sulla Venezia del Settecento.
Le circa centotrenta icone russe custodite al piano alto del palazzo sono un patrimonio artistico ​altrettanto prestigioso , tanto da rappresentare la più importante collezione di opere analoghe di tutto l’Occidente.
La mostra copre un arco cronologico molto vasto che va dal XIII al XX secolo e ripercorre le diverse tappe dell’evoluzione dell’arte russa affrontando i diversi temi della tradizione liturgica ortodossa: l’iconostasi, le icone delle Feste, le icone della Madre di Dio; gli ambienti, raccolti ed intimi, coinvolgono il visitatore che entra in contatto con il valore religioso, oltre che artistico, delle opere, e dalla penombra e dal silenzio delle sale emergono volti dai lineamenti dolci e sguardi intensi che incantano e catturano l’attenzione di chi li osserva.
Per info e prenotazioni: Palazzomontanari.com